Per risollevare le economie dei teatri (pieni zeppi solo la mattina, ma di una folla di creditori) basta dimezzare il prezzo dei biglietti e venderli due volte: il posto andrà allo spettatore più forte; oppure offrire l’ingresso gratuito e far pagare il biglietto all’uscita, con un sovrapprezzo per chi vuole andarsene prima della fine. Perché “non poter andare a teatro è doloroso, ma molto più doloroso è non poterne venir via.”
Partendo da questi suggerimenti, lo spettacolo propone un percorso nel mondo di Achille Campanile, nei suoi testi pieni di giochi di parole, di paradossi, di vertiginosi capovolgimenti di senso: dalle pagine più note (La quercia del Tasso, La rivolta delle sette, L’acqua minerale) a brani quasi dimenticati, ma ugualmente divertenti e geniali, con una particolare attenzione alle sue inimitabili Tragedie in due battute.
Scienziati, musicisti, letterati, giornalisti; ma anche innamorati, impiegati, persone comuni: nessuno si salva dallo sguardo irridente di Campanile. Un umorismo imprevedibile e folgorante, che sembra aprire la strada al teatro dell’assurdo, tanto che, come diceva lo stesso Campanile, sono stati definiti ioneschiani alcuni suoi testi scritti “ben ventisei anni prima che apparisse Ionesco”.
Un continuo alternarsi di situazioni all’apparenza normali che virano imprevedibilmente verso il paradosso, facendo emergere l’assurdità di certe convenzioni sociali: basta cambiare un accento per inceppare i logorati meccanismi della comunicazione. E l’umorista può svolgere il suo compito, che è quello di “demolir la muraglia delle parole a colpi di bomba”.
Perché Achille Campanile, per dirla con Umberto Eco, “è un grande autore comico che ci fa sorridere sulle nostre vicende di animali parlanti”.
Cast
a cura di Claudio Beccari
con Marisa Della Pasqua, Valeria Falcinelli, Claudio Beccari, Mario Scarabelli
Al pianoforte Gianluigi Bozzi
Durata spettacolo: 75 minuti senza intervallo